Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e altre malattie dei motoneuroni (MNM)

(malattia di Lou Gehrig, disturbi della stimolazione muscolare)

DiMichael Rubin, MDCM, New York Presbyterian Hospital-Cornell Medical Center
Revisionato/Rivisto mar 2024
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I fatti in Breve

Le malattie dei motoneuroni sono caratterizzate da un deterioramento progressivo delle cellule nervose implicate nel movimento muscolare. Ciò determina a sua volta un deterioramento dei muscoli stimolati da questi nervi, che s’indeboliscono e non sono più in grado di funzionare normalmente.

  • La sclerosi laterale amiotrofica (malattia di Lou Gehrig) è la forma più comune di malattia dei motoneuroni.

  • Solitamente, i muscoli sono deboli e si riducono, mentre i movimenti diventano rigidi, impacciati, maldestri e progressivamente più difficili da eseguire.

  • Il medico basa la diagnosi principalmente sui risultati della propria valutazione ed esegue un’elettromiografia, degli studi della conduzione nervosa, una risonanza magnetica ed esami del sangue per aiutare a confermare la diagnosi.

  • Non esiste una cura, ma i farmaci possono aiutare ad alleviare i sintomi.

(Vedere anche Panoramica sul sistema nervoso periferico.)

Le malattie dei motoneuroni possono coinvolgere il sistema nervoso centrale (l’encefalo e il midollo spinale) come anche il sistema nervoso periferico (i nervi al di fuori del cervello e del midollo spinale).

Per un funzionamento normale, il tessuto muscolare e le connessioni nervose fra il cervello e il muscolo devono essere normali. Il movimento muscolare viene avviato da cellule nervose (neuroni) che si trovano nel midollo spinale e nella parte anteriore del cervello (la cosiddetta corteccia motoria). Le cellule nervose della corteccia motoria si collegano a quelle del midollo spinale che stimolano il movimento dei muscoli (i cosiddetti nervi motori). Nelle malattie dei motoneuroni queste cellule nervose scompaiono progressivamente e i nervi periferici che le collegano ai muscoli si deteriorano. Di conseguenza, i muscoli si indeboliscono, si riducono (atrofia) e possono paralizzarsi completamente anche se i muscoli in sé non sono la causa del problema.

Uso del cervello per muovere un muscolo

Il movimento di un muscolo implica solitamente una comunicazione fra quest’ultimo e il cervello attraverso i nervi. Lo stimolo a muovere un muscolo può avere origine nel cervello, come quando un soggetto decide consciamente di muovere un muscolo, ad esempio per raccogliere un libro.

Oppure, lo stimolo a muovere un muscolo può avere origine nei sensi. Per esempio, delle speciali terminazioni nervose nella cute (recettori sensoriali) consentono di percepire il dolore o le variazioni di temperatura. Queste informazioni sensoriali vengono inviate al cervello, che può inviare un messaggio al muscolo indicandogli come reagire. Questo tipo di scambio coinvolge due complesse vie nervose:

  • Il percorso al cervello dei nervi sensoriali

  • Il percorso dei nervi motori fino ai muscoli

  1. Se i recettori sensoriali nella pelle rilevano dolore o un cambiamento di temperatura, trasmettono un impulso (segnale), che alla fine raggiunge il cervello.

  2. L’impulso si trasmette lungo un nervo sensoriale fino al midollo spinale.

  3. Gli impulsi attraversano una sinapsi (la giunzione fra due cellule nervose) fra il nervo sensoriale e una cellula nervosa nel midollo spinale.

  4. L’impulso passa dalla cellula nervosa nel midollo spinale fino al lato opposto del midollo spinale.

  5. L’impulso viene inviato lungo il midollo spinale e attraverso il tronco encefalico fino al talamo, che è il centro di elaborazione sensoriale situato in profondità nel cervello.

  6. L’impulso attraversa una sinapsi nel talamo fino alle fibre nervose che lo trasportano alla corteccia sensoriale del cervello (l’area che riceve e interpreta le informazioni che provengono dai recettori sensoriali).

  7. La corteccia sensoriale riceve l’impulso. In seguito la persona può decidere di iniziare il movimento, che attiva la corteccia motoria (l’area che pianifica, controlla ed esegue i movimenti volontari) per generare un impulso.

  8. Il nervo che trasporta l’impulso passa al lato opposto alla base del cervello.

  9. L’impulso viene inviato al midollo spinale.

  10. L’impulso attraversa una sinapsi fra le fibre nervose nel midollo spinale e un nervo motorio, che si trova nel midollo spinale.

  11. Gli impulsi escono dal midollo spinale lungo il nervo motorio.

  12. Alla giunzione neuromuscolare (ovvero dove i nervi si collegano ai muscoli), l’impulso passa dal nervo motorio alla placca motrice sul muscolo, dove l’impulso stimola il movimento di quest’ultimo.

Se la sensazione è improvvisa e forte (come quando si pesta una pietra appuntita o si prende in mano una tazza di caffè molto caldo), l'impulso può arrivare al midollo spinale e, da lì, direttamente al nervo motorio, bypassando il cervello. Il risultato è una risposta rapida di un muscolo, che si ritira immediatamente dalla causa del dolore. Tale reazione è definita riflesso spinale.

Le malattie dei motoneuroni hanno varie forme, quali:

Le malattie dei motoneuroni sono più comuni negli uomini e solitamente si sviluppano nelle persone di età compresa tra 50 e 70 anni. La causa è in genere sconosciuta. Alcune delle persone con malattia dei motoneuroni presenta un tipo ereditario (causato da una mutazione in un gene) e quindi ha familiari con la stessa malattia.

Diverse parti del sistema nervoso possono essere le prime a essere colpite. Ad esempio, alcune forme di malattia dei motoneuroni colpiscono per prima la bocca e la gola. Altre colpiscono per prima una mano o un piede o li colpiscono in modo più grave.

La paralisi di lunga durata può portare a una riduzione permanente dei muscoli (contratture).

Sintomi della SLA e di altre malattie dei motoneuroni

La forza muscolare ne soffre, ma le persone non avvertono dolore né alterazioni della sensibilità. La depressione è frequente.

Sclerosi laterale amiotrofica (malattia di Lou Gehrig)

Questa malattia dei motoneuroni progressiva inizia con debolezza, spesso alle mani e più raramente ai piedi oppure alla bocca e alla gola. La debolezza può progredire più da un lato del corpo che dall’altro e solitamente risale dal braccio o dalla gamba. La massa muscolare, in genere quella delle mani e dei piedi, inizia a ridursi (atrofia). Sono frequenti anche crampi muscolari, che possono manifestarsi prima della debolezza, ma non si osservano alterazioni della sensibilità. Le persone perdono peso e si sentono insolitamente stanche.

Con il tempo, la debolezza aumenta.

Quando la sclerosi laterale amiotrofica colpisce i nervi motori nel cervello, generalmente il tono muscolare aumenta e i muscoli tendono a diventare rigidi e tesi, causando spasmi muscolari (la cosiddetta spasticità). I movimenti sono rigidi e goffi. Quando sono interessati i nervi motori nel midollo spinale, il tono muscolare si riduce, rendendo gli arti flaccidi e cadenti. Quando la connessione tra nervi motori e muscoli viene perduta, i muscoli manifestano delle contrazioni spontanee (dette fascicolazioni).

Può diventare difficile controllare le espressioni del viso. L’indebolimento dei muscoli della gola può portare a biascicamento (disartria) e difficoltà di deglutizione (disfagia). A causa delle difficoltà di deglutizione, le persone a volte sbavano e si possono soffocare con i liquidi. Il cibo o la saliva possono essere inalati (aspirati) nei polmoni, aumentando il rischio di polmonite (detta polmonite ab ingestis). La voce in genere ha un suono nasale, ma può essere rauca.

Con il progredire dei sintomi, le persone possono non essere più in grado di controllare le risposte emotive e possono ridere o piangere in modo inappropriato.

Alla fine, i muscoli coinvolti nella respirazione si indeboliscono, creando problemi respiratori. Alcune persone necessitano di un ventilatore polmonare per respirare.

La rapidità di progressione della sclerosi laterale amiotrofica varia:

  • Il 50% delle persone affette dalla malattia muore entro 3 anni dalla comparsa dei primi sintomi.

  • Circa il 20% sopravvive per 5 anni.

  • Circa il 10% vive 10 anni o più.

  • Qualche soggetto sopravvive per più di 30 anni.

Sclerosi laterale primaria e paralisi progressiva pseudobulbare

Queste malattie dei motoneuroni sono varianti rare e lentamente progressive della sclerosi laterale amiotrofica:

  • La sclerosi laterale primaria colpisce essenzialmente le braccia e gambe.

  • La paralisi progressiva pseudobulbare colpisce essenzialmente i muscoli del viso, della mandibola e della gola.

In entrambi i disturbi, i muscoli sono deboli e molto rigidi e contratti (spastici), ma non si verificano spasmi muscolari (le cosiddette fascicolazioni) e l’atrofia.

Le emozioni possono essere variabili: le persone con paralisi progressiva pseudobulbare possono passare rapidamente dalla gioia alla tristezza senza motivo. Sono comuni le manifestazioni emotive improvvise inappropriati (per esempio, risate o pianto improvvisi).

I sintomi solitamente progrediscono per diversi anni prima di arrivare a un’invalidità totale.

Atrofia muscolare progressiva

L’atrofia muscolare progressiva può insorgere a qualunque età. È simile alla sclerosi laterale amiotrofica, tranne per il fatto che non interessa i nervi motori nel cervello. Inoltre, questa malattia progredisce più lentamente. Non si osserva spasticità, ma i muscoli si indeboliscono, diventano flaccidi e deperiscono. I primi sintomi sono contrazioni involontarie o spasmi (fascicolazioni) delle fibre muscolari.

Le mani vengono solitamente colpite per prime, seguite da braccia, spalle e gambe. Alla fine viene colpito tutto il corpo.

Molti soggetti con atrofia muscolare progressiva sopravvivono 25 anni o più.

Paralisi bulbare progressiva

Nella paralisi bulbare progressiva vengono colpiti i nervi che controllano i muscoli della masticazione, della deglutizione e del linguaggio, rendendo queste funzioni sempre più difficili. La voce può avere un tono nasale. In alcune persone, le emozioni sono variabili.

Dal momento che la deglutizione è difficile, alimenti e saliva vengono spesso inalati nei polmoni, causando soffocamento o conati di vomito e aumentando il rischio di polmonite da aspirazione.

Il decesso, spesso dovuto a polmonite, solitamente avviene 1-3 anni dopo la comparsa dei sintomi.

Diagnosi della SLA e di altre malattie dei motoneuroni

  • Valutazione medica

  • Esami come risonanza magnetica per immagini, elettromiografia e studi della conduzione nervosa

  • Analisi del sangue, e a volte delle urine, e una puntura lombare

Il medico sospetta una malattia dei motoneuroni negli adulti che presentano un debolezza muscolare progressiva senza dolore o perdita di sensibilità. Il medico chiede al soggetto:

  • Quali parti del corpo sono colpite

  • Quando sono iniziati i sintomi

  • Quali sintomi sono comparsi per primi

  • Come sono cambiati i sintomi nel tempo

Queste informazioni gli forniscono indizi sulla causa dei sintomi.

La debolezza muscolare può dipendere da molte cause. Per aiutare a ridurne il numero, si possono effettuare vari esami diagnostici:

  • L’elettromiografia, che prevede la registrazione dell’attività elettrica dei muscoli, può aiutare a determinare se il problema deriva dai nervi, dalla giunzione neuromuscolare o dai muscoli.

  • Possono essere effettuati anche esami della conduzione nervosa, che misurano la rapidità di trasmissione degli impulsi nervosi. La velocità degli impulsi viene compromessa solo tardivamente nella malattia dei motoneuroni, quindi se gli impulsi sono sorprendentemente lenti nei primi stadi della malattia, la causa dei sintomi può essere un altro disturbo.

  • Viene effettuata una risonanza magnetica per immagini (RMI) del cervello e a volte del midollo spinale per verificare la presenza di anomalie che possono causare sintomi simili.

  • Vengono effettuati esami per verificare la presenza di altri disturbi che possono causare debolezza.

Per verificare la presenza di altre malattie, i medici possono:

  • Eseguire degli esami del sangue per controllare la presenza di infezioni (come la sifilide) e disturbi metabolici

  • Eseguire degli esami dell’urina per verificare la presenza di metalli pesanti (come piombo o mercurio) se il soggetto è stato esposto ad essi

  • Una puntura lombare (rachicentesi) per ricercare seni d’infiammazione nel liquido che circonda il cervello e il midollo spinale (liquido cerebrospinale)

  • Esami genetici per verificare la presenza di malattie ereditarie come neuropatie ereditarie

Col passare del tempo le malattie dei motoneuroni tendono a causare sintomi che sono così caratteristici da rendere ovvia la diagnosi, senza bisogno di alcun esame.

Trattamento della SLA e di altre malattie dei motoneuroni

  • Fisioterapia

  • Farmaci per alleviare i sintomi

Le malattie dei motoneuroni non hanno un trattamento o una cura specifici. Tuttavia, i ricercatori continuano ad adoperarsi per trovare trattamenti sicuri ed efficaci.

La cura fornita da un team eterogeneo di operatori sanitari (un team multidisciplinare) aiuta le persone a vivere con questa invalidità progressiva. La fisioterapia aiuta a mantenere la forza muscolare e a mantenere flessibili le articolazioni, aiutando così a prevenire le contratture. Gli infermieri o gli assistenti devono alimentare i pazienti con difficoltà di deglutizione facendo attenzione a evitare i soffocamenti. Alcune persone devono essere alimentate tramite una sonda inserita attraverso la parete addominale nello stomaco (sonda gastrostomica).

Alcuni farmaci possono contribuire ad alleviare i sintomi:

  • Il baclofene può aiutare a ridurre la spasticità dei muscoli.

  • La fenitoina o il chinino possono aiutare a diminuire i crampi.

  • I farmaci con effetti anticolinergici, come il glicopirrolato, possono essere usati per ridurre la salivazione, perché uno degli effetti anticolinergici è ridurre la formazione di saliva.

  • L’amitriptilina o la fluvoxamina (antidepressivi) possono aiutare le persone con variabilità emotiva o depressione. Un farmaco che combina il destrometorfano (un sedativo della tosse) con la chinidina può aiutare a controllare la variabilità emotiva.

In alcune persone con sclerosi laterale amiotrofica, il riluzolo, un farmaco che protegge le cellule nervose, può prolungare la vita di alcuni mesi. Questo farmaco si assume per bocca. L’edaravone, un farmaco più recente, può rallentare in una certa misura il declino della funzionalità nei soggetti affetti da sclerosi laterale amiotrofica. La combinazione fenilbutirrato di sodio/taurursodiolo sembra rallentare il declino della funzionalità, così come il tofersen, una terapia antisenso, che rallenta anche la progressione della malattia. Deve essere somministrata mediante iniezione endovenosa (EV) o in un muscolo (per via intramuscolare, IM). Il tofersen deve essere iniettato nello spazio intorno al midollo spinale (iniezione intratecale).

Se si sviluppa dolore con il progredire della malattia (ad esempio, se si manifesta dolore quando una persona deve stare seduta troppo a lungo), possono essere utili le benzodiazepine, che sono dei sedativi leggeri.

Un intervento chirurgico per migliorare la deglutizione è utile solo in alcuni soggetti con paralisi bulbare progressiva.

Dal momento che la sclerosi laterale amiotrofica e la paralisi bulbare progressiva sono progressive e incurabili, si consiglia alle persone che hanno una di queste malattie di redigere dichiarazioni anticipate di trattamento che specifichino il tipo di cura che desiderano in fase terminale.