La strongiloidiasi è un’infezione causata dal nematode Strongyloides stercoralis, che penetra nel corpo quando la pelle nuda entra in contatto con il terreno contaminato dal verme.
Di solito, le persone contraggono l’infezione quando camminano a piedi nudi su terreni contaminati.
Nella maggior parte dei casi questa infezione è asintomatica; tuttavia, alcune persone presentano eruzioni cutanee, tosse, respiro sibilante, dolore addominale, diarrea e perdita di peso.
In rari cari, nelle persone con compromissione del sistema immunitario dovuta a una malattia (come un tumore) o a farmaci immunosoppressori, si sviluppa un’infezione grave potenzialmente letale.
Il medico formula la diagnosi di infezione in presenza di larve in un campione di feci o rilevando nel sangue anticorpi contro i nematodi del genere Strongyloides.
Per trattare la strongiloidiasi si impiegano l’ivermectina o l’albendazolo.
(Vedere anche Panoramica sulle infezioni parassitarie.)
La strongiloidiasi è presente nelle aree caldo-umide, come le regioni subtropicali e tropicali, comprese le zone rurali degli Stati Uniti meridionali.
I vermi del genere Strongyloides vengono a volte indicati con il termine “verme filiforme”.
Trasmissione dei nematodi del genere Strongyloides
I vermi adulti del genere Strongyloides vivono nell’intestino tenue. Le femmine producono uova, che si schiudono e rilasciano le larve. La maggior parte delle larve viene eliminata con le feci. Dopo pochi giorni nel terreno, le larve si sviluppano in una forma potenzialmente infettante. Le larve dei nematodi del genere Strongyloides sono in grado di penetrare la pelle di una persona, se vengono a contatto con essa. Le larve migrano attraverso vie diverse nell’intestino tenue, dove maturano in adulti in circa 2 settimane.
Le larve che non entrano in contatto con l’uomo possono svilupparsi in vermi adulti in grado di riprodursi nel terreno per parecchie generazioni prima che la loro progenie venga a contatto con un essere umano.
Alcune delle larve presenti nell’intestino tenue possono reinfettare la persona tramite:
La penetrazione nella parete intestinale e il rientro diretto nel flusso sanguigno
L’escrezione nelle feci e la penetrazione nella pelle attorno all’ano o quella dei glutei o delle cosce
In entrambi i casi, le larve migrano attraverso il sangue circolante fino ai polmoni e quindi alla gola, per poi tornare nell’intestino e provocare un’altra infestazione (autoinfestazione o reinfestazione).
Immagine fornita dalla Global Health, Division of Parasitic Diseases and Malaria dei Centers for Disease Control and Prevention.
Sindrome da iperinfestazione e strongiloidiasi disseminata
In rari casi, nelle persone con compromissione del sistema immunitario dovuta a malattia (come un tumore) oppure a farmaci immunosoppressori (come il prednisone, altri corticosteroidi o farmaci impiegati per prevenire il rigetto di un trapianto d’organo o di midollo osseo), si sviluppa una grave infezione chiamata sindrome da iperinfestazione. Questa sindrome si manifesta anche nei malati di AIDS, ma molto meno frequentemente di quanto ci si aspetterebbe.
La sindrome da iperinfestazione provoca una malattia diffusa che colpisce l’intestino, i polmoni e la cute, organi normalmente coinvolti nel ciclo vitale dello Strongyloides, e quindi evolve in strongiloidiasi disseminata, che può coinvolgere tessuti diversi, di norma non interessati dalla strongiloidiasi, come quelli che rivestono il cervello e il midollo spinale (meningi), e il tessuto cerebrale, epatico o di altri organi. Le larve dei nematodi del genere Strongyloides possono trasportare batteri provenienti dal tratto digerente. Quando le larve migrano attraverso il corpo, questi batteri possono causare infezioni nel sangue, nel cervello e nel liquido cerebrospinale, nei polmoni o in altre parti del corpo.
Sintomi della strongiloidiasi
Nella maggior parte dei casi la strongiloidiasi è asintomatica. Quando si manifestano dei sintomi, questi solitamente interessano la cute, i polmoni e/o l’apparato digerente.
Le persone affette da autoinfestazione sviluppano un’eruzione cutanea causata dalla migrazione delle larve attraverso la pelle. Frequentemente, questa eruzione cutanea è presente nella zona perianale. Con lo spostamento delle larve, l’eruzione può diffondersi rapidamente alle cosce e ai glutei, causando un intenso prurito.
Le infestazioni gravi possono causare sintomi polmonari e/o gastrointestinali. Alcune persone presentano tosse e respiro sibilante. Altre lamentano dolore addominale con ipersensibilità alla palpazione, diarrea, nausea e vomito, oltre a perdere eventualmente l’appetito. L’assorbimento delle sostanze nutritive può non avvenire normalmente, con conseguente perdita di peso.
Sindrome da iperinfestazione e strongiloidiasi disseminata
Le persone affette dalla sindrome da iperinfestazione presentano spesso sintomi gravi che interessano i polmoni e/o l’apparato digerente, organi coinvolti nel ciclo vitale del parassita. I sintomi polmonari comprendono tosse con emissione di sangue, respiro affannoso di grave entità e insufficienza respiratoria. Tra i sintomi gastrointestinali si annoverano occlusione intestinale, sanguinamento e gravi problemi nell’assorbimento di sostanze nutritive (malassorbimento).
Nella strongiloidiasi disseminata, l’infezione è presente anche in altri organi. Si possono manifestare un’infiammazione dei tessuti che rivestono il cervello e il midollo spinale (meningite), un ascesso cerebrale o un’epatite.
Le infezioni batteriche, come un’infezione grave del sangue (sepsi) o un’infezione della cavità addominale (peritonite), possono manifestarsi come complicanze dell’iperinfestazione da Strongyloides.
L’iperinfestazione e la malattia disseminata sono spesso fatali in presenza di un sistema immunitario indebolito, persino quando vengono trattate.
Diagnosi della strongiloidiasi
Esame di un campione di feci
Per la sindrome da iperinfestazione e la strongiloidiasi disseminata, esame di un campione di feci e di espettorato (muco), e radiografia del torace
Analisi del sangue per rilevare l’eosinofilia e gli anticorpi contro i nematodi del genere Strongyloides
A volte il medico può osservare le larve di Strongyloides quando esamina un campione di feci al microscopio. Spesso, è necessario esaminare molti campioni.
Il medico può utilizzare una sonda flessibile a fibre ottiche (endoscopio) inserita nell’intestino tenue attraverso la bocca per prelevare un campione di tessuto. Nell’endoscopio viene infilato un sottile tubicino che viene utilizzato per aspirare il campione. Il medico usa l’endoscopio per determinare il punto in cui prelevare i campioni.
Se il medico sospetta una sindrome da iperinfestazione, esamina anche un campione di espettorato alla ricerca delle larve ed esegue una radiografia toracica per ricercare evidenze di infezione polmonare.
L’eosinofilia è un riscontro comune alle analisi del sangue. Si definisce eosinofilia la presenza di un numero superiore alla norma di eosinofili, un tipo di globuli bianchi che combatte le malattie e riveste un ruolo importante nella risposta dell’organismo alle reazioni allergiche, all’asma e alle infezioni da vermi parassiti (elminti).
Vengono inoltre eseguite analisi del sangue per verificare la presenza di anticorpi contro i nematodi del genere Strongyloides (gli anticorpi sono proteine prodotte dal sistema immunitario per contribuire a difendere l’organismo dall’attacco di determinati agenti, parassiti compresi). Tuttavia, queste analisi non sono in grado di distinguere tra infezioni precedenti e attuali, e talvolta nemmeno tra infezioni da Strongyloides e infezioni dovute ad altri nematodi.
Prevenzione della strongiloidiasi
La prevenzione della strongiloidiasi comporta:
Utilizzare i servizi igienici
Nelle aree in cui la strongiloidiasi è endemica, evitare il contatto diretto della cute con il terreno (per esempio indossando scarpe e usando una tela incerata o un’altra barriera quando ci si siede per terra)
Trattamento della strongiloidiasi
Ivermectina o albendazolo
Vengono trattate tutte le persone con strongiloidiasi.
Per la maggior parte dei casi di strongiloidiasi si utilizza uno dei seguenti farmaci:
Ivermectina, somministrata una volta al giorno per 1-2 giorni
Albendazolo, somministrato due volte al giorno per 7 giorni
L’ivermectina ha maggiori probabilità di risolvere l’infestazione rispetto all’albendazolo. Se una persona con strongiloidiasi ha vissuto o si è recata in aree dell’Africa in cui è endemico il parassita Loa loa, il medico verifica l’eventuale presenza di loiasi prima di somministrare l’ivermectina, perché in caso di loiasi l’ivermectina può causare una grave infiammazione cerebrale (encefalite).
Per la sindrome da iperinfestazione e la strongiloidiasi disseminata, si somministra ivermectina fino a quando la ricerca di larve nell’espettorato e nelle feci non risulta negativa per 2 settimane.
In presenza di una compromissione del sistema immunitario, può essere necessario assumere farmaci per lungo tempo.
Per i pazienti in gravi condizioni e impossibilitati ad assumere farmaci per bocca, si utilizza una preparazione per via rettale o, talvolta, una preparazione per via sottocutanea (concepita per il trattamento degli animali).
Per trattare le infezioni batteriche, che possono essere complicanze della strongiloidiasi, si impiegano antibiotici.
Per determinare se l’infezione sia stata eliminata, il medico esamina i campioni di feci alla ricerca delle larve o fa eseguire analisi del sangue per determinare se i livelli di anticorpi contro il verme sono diminuiti. Se dopo il trattamento sono ancora presenti larve dei nematodi Strongyloides nelle feci o se i livelli anticorpali non sono diminuiti, il trattamento viene ripetuto.