Endocardite non infettiva

DiGuy P. Armstrong, MD, Waitemata District Health Board and Waitemata Cardiology, Auckland
Revisionato/Rivisto lug 2024
CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI

L’endocardite non infettiva è la formazione di coaguli di sangue sulle valvole cardiache e il rivestimento del cuore.

  • I sintomi insorgono quando un coagulo si stacca e blocca le arterie in altre parti del corpo.

  • La diagnosi richiede un ecocardiogramma ed emocolture.

  • Il trattamento prevede anticoagulanti.

In genere il termine endocardite si riferisce all’infezione del rivestimento interno del cuore (endocardio) e/o delle valvole cardiache (endocardite infettiva). L’endocardite, tuttavia, può verificarsi anche senza infezione, nel qual caso viene detta endocardite non infettiva.

L’endocardite non infettiva si sviluppa quando dei coaguli di sangue fibrosi senza microrganismi (vegetazioni sterili) si formano su valvole cardiache danneggiate. Il danno può essere dovuto a un’anomalia congenita, a febbre reumatica o a una malattia sistemica reumatica (in cui gli anticorpi attaccano le valvole cardiache). Raramente, il danno deriva dall’inserimento di un catetere nel cuore. I soggetti maggiormente a rischio comprendono coloro affetti da:

  • Malattie sistemiche reumatiche come il lupus eritematoso sistemico o la sindrome da antifosfolipidi (un disturbo che causa un’eccessiva formazione di coaguli di sangue)

  • Tumori del polmone, dello stomaco o del pancreas

  • Altri disturbi che causano un’eccessiva formazione di coaguli di sangue, come la sepsi (una grave infezione del sangue), l’ uremia (accumulo di scorie nel sangue causate da disfunzione renale), le ustioni o la coagulazione intravascolare disseminata (formazione di molteplici piccoli coaguli di sangue in tutto il torrente ematico)

Le endocarditi non infettive, come quelle infettive, possono portare a incontinenza o ad alterazione della normale apertura delle valvole. Le arterie possono ostruirsi se le vegetazioni si staccano (diventando emboli), viaggiano attraverso il torrente ematico verso altre parti dell’organismo e si arrestano in un’arteria, ostruendola. A volte, tale ostruzione può provocare serie conseguenze. L’ostruzione di un’arteria diretta al cervello può provocare un ictus, mentre l’ostruzione di un’arteria diretta al cuore può determinare un attacco cardiaco. Alcuni organi che vengono spesso colpiti da embolia sono polmoni, reni, milza e cervello. Possono essere colpite anche le dita delle mani e dei piedi. Gli emboli giungono spesso anche alla cute e alla parte posteriore dell’occhio (retina).

La disfunzione delle valvole cardiache può causare un’insufficienza cardiaca. Alcuni sintomi di insufficienza cardiaca sono tosse, respiro affannoso e gonfiore degli arti inferiori.

I sintomi di endocardite non infettiva insorgono quando si formano emboli e dipendono dalla parte del corpo interessata.

Diagnosi dell’endocardite non infettiva

  • Ecocardiografia

  • Emocolture

Effettuare una distinzione fra endocarditi non infettive e infettive è complesso ma fondamentale, perché il trattamento è diverso.

Le endocarditi non infettive possono essere diagnosticate quando l’ecocardiogramma rivela vegetazioni sulle valvole cardiache.

L’ecocardiogramma non è in grado di determinare se le vegetazioni siano infette. Per rilevare l’eventuale presenza di microrganismi, si ricorre alle emocolture. Se l’emocoltura non rileva la presenza di batteri o altri microrganismi, è più probabile che si tratti di un’endocardite non infettiva.

Possono essere necessari esami del sangue per sostanze che possono indicare la causa dell’endocardite non infettiva.

Trattamento dell’endocardite non infettiva

  • Trattamento della malattia alla base

  • Anticoagulanti

Gli anticoagulanti possono prevenire la coagulazione. Le evidenze migliori sono l’eparina non frazionata per via endovenosa o l’eparina a basso peso molecolare per via sottocutanea.

È opportuno trattare eventuali malattie di base che abbiano contribuito all’insorgenza dell’endocardite non infettiva.

La prognosi è generalmente sfavorevole, non tanto per il disturbo cardiaco quanto per la gravità della malattia alla base.