Si parla di placenta accreta quando la placenta è attaccata saldamente, ma non naturalmente, all’utero.
Aver avuto un parto cesareo, avere la placenta previa (la placenta ricopre la cervice) nella gravidanza in corso o entrambe le situazioni aumentano il rischio di placenta accreta.
Se una donna presenta fattori di rischio di placenta accreta, i medici eseguono periodicamente un’ecografia durante la gravidanza per verificare l’eventuale presenza di questa complicanza.
Se il rischio di placenta accreta è elevato, il medico può parlare con la gestante della possibilità di pianificare un parto cesareo con un’isterectomia (asportazione dell’utero) alcune settimane prima della data prevista.
Dopo il parto, la placenta di solito si stacca dall’utero e la donna può spingerla fuori da sola o con l’aiuto di un medico o di un’ostetrica. Quando la placenta è attaccata troppo saldamente, alcuni lembi possono rimanere attaccati all’utero dopo il parto. In tal caso, l’espulsione della placenta viene rimandata ma aumentano i rischi di sanguinamento e infezione dell’utero, che possono essere potenzialmente letali.
Negli Stati Uniti, i tassi di parto cesareo sono aumentati e, pertanto, sono aumentati anche i tassi di placenta accreta.
Fattori di rischio
Aver avuto un parto cesareo in una gravidanza pregressa o avere la placenta previa nella gravidanza in corso aumenta fortemente il rischio di placenta accreta. Se sono presenti entrambi questi fattori, il rischio aumenta notevolmente. Altri fattori di rischio includono:
età di almeno 35 anni
gravidanze multiple precedenti
fibromi sotto la mucosa uterina (endometrio)
pregresso intervento chirurgico uterino diverso dal parto cesareo, compresa l’asportazione di fibromi
disturbi della mucosa uterina, come la sindrome di Asherman (cicatrizzazione dell’epitelio uterino dovuta a infezione o intervento chirurgico)
Diagnosi della placenta accreta
Ecografia
Talvolta risonanza magnetica per immagini (RMI)
Se una donna presenta fattori di rischio di placenta accreta, prima del parto il medico esegue un’ecografia per stimarne l’eventuale presenza. L’ecografia mediante un dispositivo manuale posizionato sull’addome o all’interno della vagina può essere eseguita periodicamente a partire da 20-24 settimane di gravidanza. Se l’ecografia non è chiara, potrebbe essere eseguita una RMI.
Durante il parto, si sospetta placenta accreta nei seguenti casi:
La placenta non viene espulsa entro 30 minuti dalla nascita del bambino.
I medici non riescono a separare la placenta dall’utero con le mani.
I tentativi di rimozione della placenta provocano un’emorragia profusa.
Trattamento della placenta accreta
Isterectomia associata a parto cesareo
Se i medici identificano una placenta accreta prima del parto, di solito si procede con un parto cesareo seguito dall’asportazione dell’utero (isterectomia cesarea). Per questa procedura, il bambino viene dapprima partorito mediante taglio cesareo, quindi si procede all’asportazione dell’utero con tutta la placenta. In genere, questa procedura viene eseguita attorno alle 34 settimane di gestazione e contribuisce a prevenire una perdita di sangue potenzialmente letale che si potrebbe verificare se la placenta rimanesse in sede dopo il parto. Tuttavia, si tratta di una procedura che può causare complicanze, come emorragia profusa. Inoltre, se l’intervento dura molto a lungo e/o richiede un lungo riposo a letto successivamente, possono formarsi dei coaguli di sangue. I coaguli possono spostarsi nel torrente ematico e bloccare un’arteria nei polmoni (una condizione chiamata embolia polmonare). L’isterectomia cesarea deve essere eseguita da un chirurgo esperto e presso un ospedale dotato delle apparecchiature adatte per gestire le complicanze.
Se per la donna è importante mantenere la possibilità di avere figli, i medici possono tentare di preservare l’utero con varie tecniche. Queste tecniche, tuttavia, non possono essere utilizzate se l’emorragia è estremamente imponente o se sussiste tale possibilità (a causa della posizione della placenta).