- Panoramica sugli antibiotici
- Aminoglicosidi
- Aztreonam
- Carbapenemi
- Cefalosporine
- Cloramfenicolo
- Clindamicina
- Daptomicina
- Fluorochinoloni
- Fosfomicina
- Glicopeptidi e lipoglicopeptidi
- Lefamulina
- Macrolidi
- Metronidazolo e tinidazolo
- Mupirocina
- Nitrofurantoina
- Ossazolidinoni: linezolid e tedizolid
- Penicilline
- Polipeptidici
- Quinupristina e dalfopristina
- Rifamicine
- Sulfamidici
- Tetracicline
- Tigeciclina
- Trimetoprim e sulfametoxazolo
L’antibiotico cloramfenicolo è utilizzato principalmente per il trattamento di infezioni gravi dovute ad alcuni batteri resistenti ad altri antibiotici ma ancora sensibili al cloramfenicolo. Il suo impiego è limitato, perché interferisce con la produzione delle cellule del sangue nel midollo osseo riducendone notevolmente il numero (conta delle cellule ematiche), cosa che in alcune persone può essere irreversibile e fatale. Pertanto, il cloramfenicolo viene utilizzato solo se non sono disponibili antibiotici più sicuri.
Il cloramfenicolo agisce interferendo con la produzione, da parte di batteri, delle proteine necessarie alla loro crescita e moltiplicazione.
Il cloramfenicolo è comunemente utilizzato per trattare la febbre tifoide e altre infezioni da Salmonella, le infezioni da rickettsia e la meningite.
(Vedere anche Panoramica sugli antibiotici.)
Uso di cloramfenicolo durante la gravidanza e l’allattamento al seno
Durante la gravidanza, il cloramfenicolo deve essere usato solo qualora i benefici del trattamento superino i rischi. Il cloramfenicolo può causare la sindrome del bambino grigio, una reazione grave e spesso fatale all’antibiotico. (Vedere anche Sicurezza dei farmaci durante la gravidanza.)
Durante l’allattamento, l’uso del cloramfenicolo è sconsigliato. (Vedere anche Uso di farmaci e sostanze durante l’allattamento al seno.)