Panoramica sull’ictus

DiAndrei V. Alexandrov, MD, The University of Tennessee Health Science Center;
Balaji Krishnaiah, MD, The University of Tennessee Health Science Center
Revisionato/Rivisto giu 2023
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I fatti in Breve

Un ictus avviene quando un’arteria che affluisce al cervello si ostruisce o si lacera, causando la morte di una zona di tessuto cerebrale dovuta alla perdita dell’apporto di sangue (infarto cerebrale). I sintomi insorgono improvvisamente.

  • La maggior parte degli ictus sono ischemici (solitamente dovuti all’ostruzione di un’arteria), ma alcuni sono emorragici (dovuti alla rottura di un’arteria).

  • Gli attacchi ischemici transitori assomigliano agli ictus, tranne per il fatto che non si produce alcun danno cerebrale permanente e i sintomi si risolvono solitamente entro 1 ora.

  • I sintomi si manifestano improvvisamente e possono includere debolezza muscolare, paralisi, sensazione anomala o assente da un lato del corpo, difficoltà di linguaggio, stato confusionale, problemi di vista, vertigini, perdita di equilibrio e di coordinazione e, in alcuni ictus emorragici, cefalea improvvisa e intensa.

  • La diagnosi si basa essenzialmente sui sintomi, ma vengono effettuati anche esami del sangue e di diagnostica per immagini.

  • Il trattamento dell’ictus ischemico può includere farmaci che riducono la capacità del sangue di coagulare o sciolgono i coaguli e a volte varie procedure per trattare le arterie ostruite o ristrette (come l’angioplastica) oppure un intervento chirurgico per rimuovere un coagulo (trombectomia).

  • Il trattamento dell’ictus emorragico può includere farmaci e procedure per controllare la pressione arteriosa e alleviare la pressione attorno al cervello e un intervento chirurgico per correggere la causa del sanguinamento.

  • La guarigione dopo un ictus dipende da molti fattori, come la localizzazione e l’entità del danno cerebrale, l’età della persona e la presenza di altri disturbi.

  • Il controllo dell’ipertensione arteriosa, di alti livelli di colesterolo, di alti livelli glicemici e l’astinenza dal fumo aiutano a prevenire gli ictus.

L’ictus è definito malattia cerebrovascolare perché coinvolge il cervello (cerebro-) e i vasi sanguigni (vascolare) che irrorano di sangue il cervello.

Afflusso di sangue al cervello

Il cervello viene irrorato di sangue tramite due paia di grandi arterie:

  • Arterie carotidi interne, che trasportano il sangue dal cuore lungo la parte anteriore del collo

  • Arterie vertebrali, che trasportano il sangue dal cuore lungo la parte posteriore del collo

Nel cranio, le arterie vertebrali si uniscono per formare l’arteria basilare (nella parte posteriore della testa). Le carotidi interne e l’arteria basilare si dividono in diverse ramificazioni che includono le arterie cerebrali. Alcune ramificazioni si uniscono per formare un cerchio di arterie (circolo di Willis) che collega le arterie vertebrali e le carotidi interne. Altre arterie si dipartono dal circolo di Willis come strade da una rotatoria. Queste ramificazioni trasportano il sangue a tutte le aree cerebrali.

Quando le grandi arterie che irrorano il cervello sono ostruite, alcune persone non presentano sintomi o manifestano solo un ictus lieve. Tuttavia, altre con la stessa ostruzione vanno incontro a un ictus ischemico di vaste dimensioni. Perché? Una parte della spiegazione risiede nelle arterie collaterali. Le arterie collaterali scorrono fra le altre arterie, fornendo ulteriori connessioni. Esse includono il circolo di Willis e le connessioni fra le arterie che si diramano dal circolo. Alcune persone sono nate con arterie collaterali grandi, che possono proteggere dall’ictus. Quindi, quando un’arteria si blocca, il sangue continua a scorrere attraverso l’arteria collaterale, a volte prevenendo l’ictus. Altre persone nascono con arterie collaterali piccole, che possono essere inadeguate al passaggio di una quantità di sangue sufficiente alle aree colpite e quindi ne deriva un ictus.

Il corpo può anche proteggersi dagli ictus facendo crescere nuove arterie. Quando i blocchi si sviluppano lentamente e gradatamente (come nell’aterosclerosi), possono crescere nuove arterie in tempo affinché l’area lesa continui a ricevere il sangue e quindi si eviti l’ictus. Se si è già verificato un ictus, la crescita di nuove arterie può aiutare a prevenirne un secondo (ma non è in grado di far regredire il danno che è stato fatto).

A livello mondiale, l’ictus rappresenta la seconda causa di decesso più diffusa. Negli Stati Uniti l’ictus rappresenta la quinta causa di decesso più diffusa e la causa più frequente di danni invalidanti al sistema nervoso negli adulti. Negli Stati Uniti circa 795.000 persone vanno incontro a ictus e circa 130.000 muoiono ogni anno di ictus.

L’ictus è molto più frequente tra gli anziani rispetto ai giovani adulti, generalmente perché i disturbi che lo determinano progrediscono nel tempo. Oltre due terzi dei casi di ictus si verificano in persone di età superiore ai 65 anni. L’ictus è più comune nelle donne che negli uomini, e quasi il 60% dei decessi dovuti a ictus riguarda donne, probabilmente perché in genere le donne sono più vecchie al momento dell’ictus stesso.

I soggetti di colore, ispanici, nativi americani e nativi dell’Alaska presentano una maggiore probabilità di subire un ictus rispetto ai soggetti caucasici non ispanici o asiatici. Il rischio di avere un primo ictus è quasi il doppio per i soggetti neri rispetto a quelli bianchi. I soggetti neri, inoltre, hanno una maggiore probabilità di morire di ictus rispetto a quelli bianchi.

Tipi

Esistono due tipi di ictus:

Circa l’80% degli ictus è ischemico, solitamente dovuto a un’arteria bloccata, spesso da un coagulo di sangue. Pertanto le cellule cerebrali, non essendo irrorate, non ricevono dal sangue ossigeno e glucosio (uno zucchero) sufficienti. Il danno che ne risulta dipende da quanto tempo le cellule cerebrali sono state private di sangue. Se ne sono state private solo per breve tempo, le cellule cerebrali sono stressate, ma possono recuperare. Se le cellule cerebrali sono state private per lungo tempo muoiono e si possono perdere alcune funzioni, a volte in modo permanente. La rapidità con la quale le cellule cerebrali muoiono dopo essere state private di sangue varia. Muoiono dopo soli pochi minuti in alcune zone del cervello, ma non prima di 30 minuti in altre zone. In alcuni casi, dopo la morte delle cellule cerebrali, una zona diversa del cervello può imparare come svolgere le funzioni precedentemente eseguite dalla zona lesa.

Gli attacchi ischemici transitori (transient ischemic attack, TIA), talvolta definiti mini-ictus, sono spesso un segno precoce di un imminente ictus ischemico. Sono causati da una breve interruzione dell’afflusso di sangue a una parte del cervello. Poiché l’apporto di sangue viene prontamente ripristinato, il tessuto cerebrale non muore, come nel caso di un ictus, e la funzione cerebrale ritorna rapidamente.

Il restante 20% dei casi di ictus è di tipo emorragico, dovuto al sanguinamento all’interno o intorno all’encefalo. In questo tipo di ictus si verifica la rottura di un vaso, con compromissione del flusso normale e diffusione del sangue nel tessuto cerebrale o intorno ad esso. Il sangue che viene a contatto diretto con il tessuto cerebrale ne causa l’irritazione, determinando, con il tempo, la formazione di tessuto cicatriziale nel cervello, causa a volte di crisi convulsive.

Fattori di rischio di ictus

Alcuni fattori di rischio di ictus possono essere controllati o modificati, almeno fino a un certo punto. Ad esempio, trattando la patologia che aumenta il rischio di ictus.

I principali fattori di rischio modificabili per entrambi i tipi di ictus sono:

Molti di questi fattori sono anche fattori di rischio di aterosclerosi, una causa comune di ictus ischemico. Nell’aterosclerosi, le arterie si restringono o si bloccano a causa di depositi irregolari di materiale adiposo sulle pareti delle stesse.

I disturbi della coagulazione che causano un’eccessiva coagulazione sono un fattore di rischio di ictus ischemico. I disturbi che aumentano il sanguinamento aumentano il rischio di ictus emorragico.

L’ipertensione arteriosa è un fattore di rischio di ictus ischemico ed emorragico particolarmente importante.

Per quanto riguarda l’ictus ischemico, i principali fattori di rischio modificabili comprendono anche

Per quanto riguarda l’ictus emorragico, i principali fattori di rischio modificabili comprendono anche

L’incidenza di ictus si è ridotta negli ultimi decenni, soprattutto grazie alla maggiore consapevolezza dell’importanza di controllare l’ipertensione arteriosa e i livelli di colesterolo e all’interruzione del fumo. Il controllo di questi fattori riduce il rischio di aterosclerosi.

I fattori di rischio non modificabili includono

  • Avere già avuto un ictus

  • Età più avanzata

  • Parenti che hanno avuto un ictus (fattore genetico)

Sintomi dell’ictus

I sintomi di un ictus o di un attacco ischemico transitorio si manifestano improvvisamente. Variano a seconda della posizione precisa dell’ostruzione o del sanguinamento nel cervello. Ogni area del cervello viene irrorata da arterie specifiche. Per esempio, se viene ostruita un’arteria che irrora l’area cerebrale preposta al controllo dei movimenti del muscolo della gamba sinistra, la gamba presenta debolezza o paralisi. In caso di lesione dell’area cerebrale che controlla la sensibilità del braccio destro, risulta perduta la sensibilità dell’arto stesso.

Lesioni a specifiche aree cerebrali

Aree cerebrali diverse controllano funzioni specifiche. Di conseguenza, la sede colpita determina la funzione compromessa.

Gli ictus solitamente colpiscono un solo lato del cervello. Poiché la maggior parte dei nervi nel cervello va a innervare il lato opposto del corpo, i sintomi si presentano nel lato opposto rispetto al lato del cervello danneggiato. Se tuttavia l’ictus danneggia il tronco encefalico e colpisce alcuni dei nervi cranici, certi sintomi possono comparire anche sullo stesso lato del tronco encefalico danneggiato. Anche gli ictus che danneggiano il tronco encefalico possono interessare entrambi i lati del corpo. (Il tronco encefalico collega il cervello, la parte più grande dell’encefalo, al midollo spinale. I nervi cranici collegano direttamente il cervello e il tronco encefalico a occhi, orecchie, naso e gola e a varie parti della testa, del collo e del tronco.)

Perché l’ictus di solito colpisce un solo lato del corpo

Gli ictus solitamente colpiscono un solo lato del cervello. Poiché la maggior parte dei nervi del cervello va a innervare il lato opposto del corpo, i sintomi si presentano sul lato opposto rispetto al lato del cervello danneggiato.

Sintomi premonitori dell’ictus

Poiché un trattamento precoce dell’ictus può limitare la perdita di funzionalità e sensibilità, tutti dovrebbero sapere quali sono i sintomi precoci di ictus.

Le persone con uno dei seguenti sintomi devono consultare immediatamente un medico, anche se i sintomi passano rapidamente:

  • Debolezza o paralisi improvvisa di un lato del corpo (ad esempio metà del viso, un braccio o una gamba o un’intera parte)

  • Perdita improvvisa di sensibilità o sensazioni anomale da un lato del corpo

  • Improvvisa difficoltà a parlare, inclusa difficoltà a trovare le parole e a volte eloquio inceppato

  • Stato confusionale improvviso, con difficoltà a capire il linguaggio

  • Improvvisa riduzione, offuscamento o perdita della vista, in particolare in un occhio e visione doppia

  • Improvvise vertigini o perdita di equilibrio e di coordinazione, che causano cadute

Uno o più di questi sintomi sono tipicamente presenti negli ictus sia emorragici sia ischemici. I sintomi di un attacco ischemico transitorio sono gli stessi, ma generalmente scompaiono entro pochi minuti e raramente durano più di 1 ora.

I sintomi di un ictus emorragico possono anche includere:

  • Cefalea grave improvvisa

  • Nausea e vomito

  • Perdita di coscienza persistente o temporanea

  • Pressione arteriosa molto elevata

Altri sintomi

Altri sintomi che possono manifestarsi in modo precoce includono difficoltà di memoria, pensiero, attenzione o apprendimento. Le persone possono non riconoscere le parti del proprio corpo e non essere consapevoli degli effetti dell’ictus. Il campo di visione periferica può essere ridotto e si rischia una perdita parziale dell’udito. Possono svilupparsi difficoltà di deglutizione, capogiri e vertigini.

I soggetti possono avere difficoltà a controllare l’intestino e/o la vescica a partire da diversi giorni o più dopo l’ictus. La perdita di controllo può essere permanente.

I sintomi successivi possono includere anche irrigidimento involontario e spasmi muscolari (spasticità) e incapacità di controllare le emozioni. Molte persone diventano depresse a causa dell’ictus.

Effetti dell’ictus

Nella maggior parte delle persone che subiscono un ictus ischemico, la conseguente perdita di funzionalità è solitamente maggiore subito dopo l’ictus. Tuttavia, in circa il 15-20% dei casi, l’ictus è progressivo e causa una maggiore perdita funzionale dopo uno o due giorni. Questo tipo è chiamato ictus evolutivo. Nelle persone con ictus emorragico, la perdita di funzionalità spesso si verifica progressivamente entro minuti oppure ore.

Nel giro di giorni o mesi parte della funzionalità viene spesso recuperata poiché, sebbene alcune cellule cerebrali muoiano, altre sono solo lese e possono tornare a funzionare. Inoltre, alcune aree del cervello possono acquisire le funzioni eseguite precedentemente dalla parte lesa, una caratteristica definita plasticità. Tuttavia, gli effetti precoci di un ictus, compresa la paralisi, possono rivelarsi permanenti. I muscoli che non vengono utilizzati diventano permanentemente spastici e rigidi e possono manifestarsi spasmi muscolari dolorosi. Questi pazienti possono avere difficoltà a deambulare, deglutire, pronunciare chiaramente le parole ed eseguire le normali attività quotidiane. Inoltre, possono persistere difficoltà di memoria, pensiero, concentrazione, apprendimento o controllo delle emozioni. Depressione, insufficienza uditiva o visiva oppure vertigini possono continuare a rappresentare un problema.

Complicanze dell’ictus

Quando l’ictus è grave, il cervello si gonfia, aumentando la pressione all’interno del cranio. Gli ictus emorragici implicano un sanguinamento all’interno del cervello o nei tessuti che lo ricoprono. Tale sanguinamento può aumentare la pressione endocranica. L’aumento di pressione può danneggiare il cervello in modo diretto o indiretto, spingendolo lateralmente e verso il basso nel cranio. Il cervello può essere spinto attraverso le strutture rigide che lo separano in compartimenti, conducendo a un problema pericoloso detto ernia. La pressione influisce su aree del tronco cerebrale (che collega il telencefalo al midollo spinale) deputate al controllo della coscienza e della respirazione. L’ernia può causare perdita di coscienza, coma, respirazione irregolare e decesso.

I sintomi causati da un ictus possono portare ad altri problemi.

In presenza di difficoltà di deglutizione, le persone possono inalare cibo, liquidi o saliva che dalla bocca arriva ai polmoni. Questa inalazione (chiamata aspirazione) può causare una polmonite da aspirazione che può essere grave. La difficoltà di deglutizione può anche interferire con l’alimentazione, portando a denutrizione e disidratazione.

Le persone possono avere difficoltà a respirare.

Con il tempo, il fatto di non essere in grado di muoversi può provocare piaghe da decubito, perdita muscolare, riduzione permanente dei muscoli (contratture) e formazione di coaguli di sangue nelle vene profonde delle gambe e della pelvi (trombosi venosa profonda). I coaguli possono staccarsi, viaggiare nel torrente ematico e ostruire un’arteria che va a un polmone (embolia polmonare).

Se non si riesce più a controllare la vescica, le infezioni delle vie urinarie sono molto probabili.

Diagnosi dell’ictus

  • Valutazione medica

  • Tomografia computerizzata o risonanza magnetica per immagini

  • Analisi di laboratorio, comprese quelle per misurare la glicemia

I sintomi e i risultati dell’esame obiettivo suggeriscono la diagnosi di ictus, ma sono necessari degli esami per aiutare il medico a determinare:

  • Se c’è stato un ictus

  • Se si tratta di un ictus ischemico o emorragico

  • La sua gravità e se è necessario un trattamento immediato

  • Qual è il modo migliore per prevenire ictus futuri

  • Se è necessaria una terapia di riabilitazione ed eventualmente cosa deve includere

Viene misurata immediatamente la glicemia, perché se è bassa (ipoglicemia), talvolta può causare sintomi simili a quelli dell’ictus, come ad esempio la paralisi di un lato del corpo.

Di solito vengono eseguite una tomografia computerizzata (TC) o una risonanza magnetica per immagini (RMI) dell’encefalo per stabilire quanto segue:

  • Determinare se si sia manifestato un ictus e stimare quando si è manifestato

  • Stabilire se si tratti di un ictus ischemico o emorragico

  • Identificare eventuali grandi arterie ostruite da un coagulo che potrebbe essere asportato meccanicamente mediante la cosiddetta trombectomia (meccanica) endovascolare

  • Controllare se siano presenti segni di maggiore pressione all’interno del cranio (pressione endocranica)

Questi esami possono individuare la maggior parte degli ictus emorragici, ad eccezione di alcune emorragie subaracnoidee. Quando la TC non rileva un ictus, si può eseguire una puntura lombare per controllare la presenza di sangue dovuto a un’emorragia subaracnoidea. Anche la TC e la RMI possono individuare molti ictus ischemici, ma a volte non prima di diverse ore dopo la comparsa dei sintomi.

Altri esami di diagnostica per immagini comprendono angiografia con risonanza magnetica, angio-TC e angiografia cerebrale. Nell’angiografia cerebrale, un tubo (catetere) sottile e flessibile viene inserito in un’arteria nell’inguine e viene fatto avanzare attraverso l’aorta fino a un’arteria carotide del collo e da lì fino al cranio. Un mezzo di contrasto viene iniettato nelle arterie cerebrali per renderle visibili nelle radiografie. Tuttavia, l’angio-TC ha ampiamente sostituito l’angiografia cerebrale poiché è meno invasiva. L’angio-TC prevede l’iniezione di un mezzo di contrasto in una vena del braccio, un’opzione leggermente più sicura rispetto all’inserimento di un catetere in un’arteria come avviene nell’angiografia cerebrale.

Se necessario per confermare la diagnosi, un tipo speciale di RMI, detta RMI pesata in diffusione, può mostrare le zone di tessuto cerebrale gravemente e in genere permanentemente danneggiate e non più funzionanti. La RMI pesata in diffusione può spesso essere utile per differenziare un attacco ischemico transitorio da un ictus ischemico. Tuttavia, questa procedura non è sempre disponibile.

Per identificare la causa di ictus, i medici cercano di determinare dove è localizzato il problema:

  • Il cuore: Vengono eseguiti un elettrocardiogramma (ECG), un ecocardiogramma ed esami del sangue per verificare la presenza di danni cardiaci che potrebbero causare la formazione di coaguli che possono raggiungere il cervello.

  • Vasi sanguigni: la TC, la RMI e l’ecografia vengono eseguite per controllare i vasi sanguigni che conducono dal cuore al cervello.

  • Il sangue: vengono eseguiti degli esami del sangue per verificare la presenza di disturbi che causano coagulazione del sangue.

Il medico esegue anche delle analisi per individuare eventuali problemi che possono contribuire o causare un ictus, come un’infezione cardiaca, un basso livello di ossigeno nel sangue e la disidratazione. Si esegue un’analisi delle urine per controllare la presenza di cocaina.

Vengono eseguiti altri esami in base alle necessità. Non appena si sospetta un ictus, viene valutata la capacità di deglutire, a volte mediante radiografie dopo aver ingerito una sostanza visibile alla radiografia (mezzo di contrasto radiopaco), come il bario. Se i soggetti presentano difficoltà di deglutizione, non viene somministrato nulla per via orale, eccetto talvolta farmaci, fino a quando la deglutizione non migliora.

A seconda del tipo di ictus sospettato, vengono effettuati degli esami per identificarne la causa.

Si usa spesso una serie standardizzata di domande e comandi per determinare la gravità dell’ictus e il grado di recupero del soggetto. Tra questi vi sono la valutazione del livello di coscienza, la capacità di rispondere alle domande, la capacità di ubbidire a comandi semplici, la vista, la funzione delle braccia e delle gambe e l’elocuzione.

Trattamento dell’ictus

  • Se necessarie, misure per sostenere le funzioni vitali come la respirazione

  • Vari farmaci per sciogliere i coaguli o per diminuire la capacità del sangue di coagulare

  • Diverse procedure per trattare le arterie ristrette o ostruite, intervento chirurgico per rimuovere un coagulo, o inserimento di uno stent per bloccare un aneurisma

  • Riabilitazione per recuperare quanta più funzionalità normale possibile

  • Trattamento dei problemi dopo un ictus

Chiunque manifesti sintomi di un ictus deve consultare immediatamente un medico. Prima inizia il trattamento, migliori sono le possibilità di recupero. Per questo motivo, i servizi medici d’emergenza e gli ospedali stanno sviluppando continuamente nuovi metodi sempre migliori per trattare le persone che hanno avuto un ictus il prima possibile dopo l’esordio dei sintomi.

Il medico controlla le funzioni vitali della persona, come battito cardiaco, respirazione, temperatura e pressione sanguigna, per assicurarsi che siano adeguati. In caso contrario, vengono prese immediatamente delle misure per correggerle. Ad esempio, se il soggetto è in coma o non reattivo (come nel caso di ernia cerebrale), può essere necessario aiutarlo a respirare mediante ventilazione meccanica (inserimento di un tubo respiratorio attraverso la bocca o il naso). Se i sintomi suggeriscono che la pressione all’interno del cranio è alta, possono essere somministrati farmaci per ridurre il gonfiore all’interno del cervello e può essere impiantato un monitor nel cervello per misurare periodicamente la pressione.

Altri trattamenti usati durante le prime ore e i primi giorni dipendono dal tipo di ictus.

Il trattamento degli ictus ischemici possono comprendere quanto segue:

  • Farmaci (come farmaci antipiastrinici, anticoagulanti, farmaci per sciogliere i coaguli e farmaci per controllare l’ipertensione arteriosa)

  • Inserimento di un sottile tubicino flessibile (catetere) in un’arteria, solitamente nell’inguine, spinto poi attraverso l’aorta fino a un’arteria nel collo, seguito dall’iniezione di un farmaco attraverso il catetere per dissolvere i coaguli (trombolisi intra-arteriosa)

  • Uso di strumenti inseriti attraverso il catetere (detto procedura endovascolare) per asportare un coagulo (trombectomia meccanica) al fine di allargare un’arteria ristretta (angioplastica) e/o di posizionare uno stent per allargare un’arteria ristretta

  • Intervento chirurgico (endoarteriectomia) per rimuovere i depositi adiposi che bloccano il flusso sanguigno in un’arteria del collo

Il trattamento di un ictus emorragico può comprendere quanto segue:

  • Se necessario, trattamenti che promuovono la coagulazione del sangue (come vitamina K e trasfusioni di plasma fresco congelato o piastrine)

  • Se la pressione arteriosa è molto alta, farmaci per controllarla

  • Talvolta, intervento chirurgico per rimuovere ampie aree di sangue accumulato o per inserire uno shunt in modo da alleviare la pressione aumentata all’interno del cranio

  • Inserimento di piccole spirali o stent nella zona colpita attraverso un catetere, per trattare la rottura di un aneurisma cerebrale (la causa più comune di emorragia subaracnoidea, un tipo di ictus emorragico)

I trattamenti successivi e continuativi mirano a

  • Prevenzione di ictus successivi

  • Cura e prevenzione dei problemi causati da un ictus

  • Aiutare le persone a recuperare il massimo della funzionalità possibile (riabilitazione)

Tabella
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Riabilitazione

La riabilitazione post-ictus può contribuire, in molti casi, a superare le disabilità. Gli esercizi e la formazione della riabilitazione incoraggiano le zone del cervello non colpite a imparare a svolgere le funzioni eseguite precedentemente dalla zona lesa. Inoltre, vengono insegnati nuovi modi di usare i muscoli non colpiti dall’ictus per compensare le perdite di funzionalità.

Gli obiettivi della riabilitazione sono i seguenti:

  • Recuperare il massimo di funzionalità possibile per lo svolgimento delle attività quotidiane

  • Mantenere e migliorare la condizione fisica e migliorare la deambulazione

  • Aiutare le persone a rimparare vecchie abilità e ad apprenderne di nuove

Il successo dipende dall’area cerebrale lesa, dallo stato fisico generale del paziente, dalle capacità funzionali e cognitive prima dell’ictus, dalla condizione sociale, dalla capacità di apprendimento e dall’atteggiamento. La pazienza e la perseveranza sono elementi d’importanza fondamentale. La partecipazione attiva al programma di riabilitazione può aiutare le persone a evitare o a diminuire la depressione.

La riabilitazione viene iniziata in ospedale non appena il paziente mostra segni di recupero fisico, in genere entro 1-2 giorni dal ricovero. Muovere gli arti colpiti è un’importante componente della riabilitazione Muovere regolarmente gli arti aiuta a prevenire l’accorciamento e la contrattura dei muscoli (detta spasticità). Inoltre, aiuta a mantenere il tono e la forza muscolare. Se un soggetto non riesce a muovere i muscoli autonomamente, un fisioterapista fa degli esercizi di movimento passivo. I soggetti vengono incoraggiati a compiere altre attività, come muoversi nel letto, girarsi, cambiare posizione e sedersi.

Alcuni disturbi dovuti a ictus richiedono terapie specifiche, ad esempio, per un sostegno durante la deambulazione (esercizi di andatura o deambulazione), per il miglioramento della coordinazione e dell’equilibrio, per la riduzione della spasticità (contrazione involontaria dei muscoli) o per la compensazione dei disturbi di vista o del linguaggio.

Dopo la dimissione dall’ospedale, può essere proseguita in regime ambulatoriale, in una casa di riposo, in un centro di riabilitazione o a casa. I fisioterapisti e i terapisti occupazionali possono suggerire come rendere la vita dei pazienti disabili più facile e le abitazioni più sicure.

I familiari e gli amici possono contribuire alla riabilitazione tenendo a mente gli effetti di un ictus, in modo da comprendere e sostenere meglio il loro caro. I gruppi di sostegno possono fornire incoraggiamento emotivo e consigli pratici per le persone che hanno avuto un ictus e per coloro che se ne occupano.

Prognosi dell’ictus

Prima viene trattato un ictus, più diminuisce la possibilità che il danno cerebrale sia grave e migliori sono le possibilità di recupero.

Alcuni fattori suggeriscono il probabile esito sfavorevole di un ictus. Gli ictus che causano perdita di coscienza o che interessano una zona estesa dell’emisfero cerebrale sinistro (responsabile del linguaggio) sono particolarmente gravi.

Solitamente, più rapidamente le persone migliorano nei giorni successivi all’ictus, più hanno possibilità di migliorare. Il miglioramento continua per 6 mesi dopo l’ictus. Negli adulti con ictus ischemico, i problemi che persistono oltre 12 mesi sono in genere permanenti, sebbene i bambini continuino a migliorare lentamente per diversi mesi. Gli anziani reagiscono peggio rispetto ai giovani. Per i pazienti già affetti da altri disturbi gravi (come la demenza), il recupero è più limitato.

In caso di ictus emorragico non massivo e bassa pressione endocranica, l’esito risulterà probabilmente migliore, rispetto a quello conseguente all’ictus ischemico con sintomi simili. Il sangue (nell’ictus emorragico) non danneggia il tessuto cerebrale quanto un inadeguato apporto di ossigeno (nell’ictus ischemico).

Spesso dopo un ictus compare la depressione che può interferire con il recupero. Tuttavia, la depressione può essere curata. Pertanto, se un soggetto che ha avuto un ictus si sente eccessivamente triste o perde interesse o piacere nei confronti di attività che in precedenza lo interessavano, è opportuno che ne informi il medico. Il medico può chiedere anche ai familiari se hanno notato eventuali segni di depressione nel soggetto. Il medico potrà quindi determinare se sia presente o meno una depressione ed eventualmente trattarla.

Problematiche della fase terminale

Per alcuni pazienti colpiti da un ictus la funzionalità rimane prevedibilmente molto limitata nonostante il trattamento. La qualità della vita di questi pazienti può essere percepita come scarsa. Le cure in questi casi mirano al controllo del dolore, a misure di conforto e all’apporto di liquidi e sostanze nutritive.

I pazienti che hanno avuto un ictus devono redigere delle dichiarazioni anticipate di trattamento non appena possibile, poiché le recidive e la progressione degli ictus sono imprevedibili. Le dichiarazioni anticipate di trattamento possono essere utili per il medico nel determinare il tipo di terapia scelta, nel caso in cui il paziente non sia più in grado di prendere queste decisioni.

Prevenzione dell’ictus

La prevenzione di un ictus è di gran lunga preferibile al trattamento. La strategia principale per prevenire un primo ictus è quella di gestire i fattori di rischio principali. Se le persone hanno avuto un ictus, sono solitamente necessarie misure preventive supplementari.

Gestione dei fattori di rischio

Si devono controllare l’ipertensione arteriosa e il diabete. Si devono misurare i livelli di colesterolo che, se alti, vanno abbassati con farmaci appositi (farmaci ipolipemizzanti), per ridurre il rischio di aterosclerosi. Se presenti, devono essere trattati altri problemi che aumentano il rischio di ictus, tra cui fibrillazione atriale e stenosi dell’arteria carotide.

Il fumo e l’uso di anfetamine o di cocaina devono essere interrotti e l’uso di alcol deve essere limitato a non più di due bevande al giorno. Un’attività fisica regolare e, se sovrappeso, la perdita di peso aiuta le persone a controllare l’ipertensione arteriosa, il diabete e gli alti livelli di colesterolo.

Controlli regolari consentono al medico di identificare i fattori di rischio dell’ictus, in modo tale che possano essere gestiti tempestivamente.

Farmaci antipiastrinici

Nei pazienti che hanno subito un ictus ischemico, l’assunzione di un farmaco antipiastrinico può ridurre il rischio di un altro ictus ischemico. I farmaci antipiastrinici riducono la tendenza delle piastrine ad aggregarsi e a formare coaguli, una causa comune di ictus ischemico (le piastrine sono piccolissime particelle nel sangue simili a cellule che normalmente lo aiutano a coagularsi in risposta ai vasi sanguigni danneggiati).

Viene solitamente prescritta l’aspirina, uno dei farmaci antipiastrinici più efficaci. Ogni giorno si assume una compressa per adulti o una compressa per bambini (che corrisponde a circa una quarto dell’aspirina per adulti). Queste dosi sembrano prevenire gli ictus allo stesso modo. In caso di TIA o ictus minore, l’assunzione di una combinazione di aspirina a basso dosaggio e clopidogrel (un farmaco antipiastrinico) per un breve periodo (circa 3 settimane) è leggermente più efficace nel ridurre il rischio di ictus futuri rispetto all’assunzione della sola aspirina. Tuttavia, il rischio è ridotto solo per i primi 3 mesi dopo l’ictus. Successivamente la combinazione non presenta alcun vantaggio aggiuntivo rispetto alla sola aspirina. Inoltre, l’assunzione di clopidogrel più aspirina per più di 3 mesi aumenta leggermente il rischio di sanguinamento.

Il clopidogrel in monoterapia può essere somministrato ai soggetti che non tollerano l’aspirina.

Alcune persone sono allergiche ai farmaci antipiastrinici o a farmaci simili e non possono assumerli. Inoltre, chi presenta sanguinamento gastrointestinale non deve assumere farmaci antipiastrinici.

Anticoagulanti

Se un ictus ischemico o un attacco ischemico transitorio è dovuto a coaguli di sangue che hanno origine nel cuore, può essere somministrato il warfarin (chiamato anche coumadin), un anticoagulante, per inibire la coagulazione sanguigna. Dal momento che l’assunzione di warfarin e di un farmaco antipiastrinico aumenta il rischio di sanguinamento, questi farmaci vengono usati in combinazione solo occasionalmente per la prevenzione degli ictus.

Il dabigatran, l’apixaban e il rivaroxaban sono anticoagulanti più recenti spesso utilizzati al posto del warfarin.

Primo piano sull’invecchiamento: Ictus

Dopo un ictus, le persone anziane sono più soggette a problemi, come piaghe da decubito, polmonite, riduzione permanente dei muscoli che limita il movimento (contratture) e depressione. Sono anche più soggette ad avere disturbi che limitano il trattamento dell’ictus. Ad esempio possono avere una pressione sanguigna molto alta o sanguinamento gastrointestinale che impedisce loro di assumere anticoagulanti per ridurre il rischio di coaguli. Alcuni trattamenti, come l’endoarteriectomia (asportazione chirurgica dei depositi adiposi nelle arterie), possono causare complicanze negli anziani. Tuttavia, le decisioni sul trattamento si devono basare sullo stato di salute della persona invece che sull’età in sé.

Alcuni disturbi comuni negli anziani possono interferire con il loro recupero dopo un ictus, come nei seguenti casi:

  • Le persone con demenza possono non capire cosa è necessario per la riabilitazione.

  • Le persone con insufficienza cardiaca o un’altra patologia cardiaca possono rischiare di avere un altro ictus o un attacco cardiaco scatenato dallo sforzo durante gli esercizi di riabilitazione.

Un buon recupero è più probabile quando gli anziani hanno:

  • Un familiare o un assistente che li aiuti

  • Una situazione di vita che favorisca l’indipendenza (ad esempio, un appartamento al piano terra e negozi vicini)

  • Risorse finanziarie per pagare la riabilitazione

Dal momento che il recupero dopo un ictus dipende da molti fattori medici, sociali, finanziari e di stile di vita, la riabilitazione e la cura degli anziani deve essere progettata a livello individuale e gestita da un team di operatori sanitari (che include infermieri, psicologi e assistenti sociali, nonché un medico o un terapista). I membri di questo team possono anche fornire informazioni sulle risorse e le strategie per aiutare le persone che hanno avuto un ictus e i loro assistenti ad affrontare la vita quotidiana.