Alimenti solidi nell'infanzia

DiDeborah M. Consolini, MD, Thomas Jefferson University Hospital
Revisionato/Rivisto set 2023
Visualizzazione l’educazione dei pazienti

    L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'American Academy of Pediatrics (AAP) raccomandano un allattamento al seno esclusivo per circa 6 mesi, con l'introduzione di cibi solidi successivamente. Altre organizzazioni suggeriscono che i genitori possono svezzare con cibo solido a un'età compresa tra i 4 e i 6 mesi, mentre si continua l'allattamento al seno o l'allattamento artificiale. Prima dei 4 mesi, il cibo solido non è necessario dal punto di vista nutrizionale e il riflesso di estrusione, in cui la lingua spinge fuori qualsiasi cosa venga posta in bocca, rende difficile l'alimentazione con cibi solidi. L'introduzione del cibo solido prima dei 4 mesi di età e dopo i 6 mesi di età si può associare a un aumentato rischio di allergie alimentari e celiachia.

    Un crescente numero di prove suggerisce che l'introduzione di cibi solidi tra i 4 e i 6 mesi d'età possa effettivamente essere protettiva contro lo sviluppo di allergie alimentari. Nel 2008, l'American Academy of Pediatrics ha pubblicato alcune linee guida che affermano che non vi sono prove che l'introduzione posticipata di alimenti solidi (compresi alimenti allergenici come uova e arachidi) oltre i 4-6 mesi sia protettiva contro lo sviluppo di allergie alimentari (1). Successivamente, diversi studi hanno valutato il potenziale beneficio dell'introduzione precoce di alimenti allergenici nei bambini (2-4). Pertanto, l'introduzione di alimenti solidi specifici non necessita di essere ritardata oltre i 4-6 mesi nella maggior parte dei bambini. In base alle attuali linee guida per la prevenzione dell'allergia alle arachidi negli Stati Uniti, i bambini devono essere introdotti a cibi contenenti arachidi adatti già a 4-6 mesi di età per ridurre il rischio di allergia alle arachidi, e anche i bambini ad alto rischio con grave eczema o allergia all'uovo o entrambi devono essere introdotti agli alimenti contenenti arachidi adatti all'età già dai 4-6 mesi di età, purché i risultati delle misurazioni delle IgE specifiche per l'arachide e/o del test cutaneo siano negativi (5).

    Inizialmente, i cibi solidi devono essere introdotti dopo l'allattamento al seno o l'allattamento artificiale per garantire un'adeguata nutrizione. I cereali di riso con ferro sono tradizionalmente il primo cibo introdotto poiché è non allergenico, facilmente digeribile, ed è una fonte necessaria di ferro.

    Generalmente si raccomanda di introdurre solo un nuovo alimento a base di un singolo ingrediente ogni pochi giorni, in modo da poter identificare eventuali allergie alimentari. Non vi è un ordine necessario di introduzione dei cibi, sebbene generalmente possano essere gradualmente introdotti con consistenze sempre più grosse, p. es., cereali di riso, poi cibi morbidi, e poi cibo tritato.

    La carne, passata per prevenirne l'aspirazione, è una buona fonte di ferro e zinco (entrambi possono essere limitati nella dieta di un bambino allattato esclusivamente al seno), ed è perciò un buon cibo complementare precoce.

    I lattanti vegetariani possono ottenere adeguate quantità di ferro da cereali arricchiti con il ferro e da grano, con piselli, e ortaggi verdi con foglie, e fagioli secchi e un'adeguata quantità di zinco dal pane di grano intero fermentato con lievito e cereali arricchiti per lattanti.

    I cibi preparati a casa sono equivalenti ai prodotti alimentari commerciali, ma le preparazioni commerciali di carote, di barbabietole, di rape, di cavolo, di spinaci sono preferibili nel primo anno di vita, se disponibili perché sono sottoposti a screening per i nitrati. Alti livelli di nitrati, che possono indurre metaemoglobinemia nei bambini piccoli, sono presenti nelle verdure coltivate con forniture di acqua contaminati da fertilizzanti.

    I cibi da evitare comprendono

    • Il miele deve essere evitato fino al 1o anno di vita in quanto può causare botulismo infantile

    • Devono essere evitati gli alimenti che, se aspirati, potrebbero ostruire le vie aeree del bambino (p. es., le noci intere o faggioli, le caramelle rotonde, i popcorn, gli hot dog, la carne a meno che non sia purea, l'uva a meno che non venga tagliata in piccoli pezzi)

    Le noci intere devono essere evitate fino ai 2 o 3 anni perché non si dissolvono completamente con la masticazione e piccoli pezzi possono essere aspirati se l'ostruzione bronchiale è presente o meno, può causare polmonite e altre complicanze.

    Ad 1 anno oppure dopo, i bambini possono cominciare a bere latte vaccino intero; il latte a basso contenuto di grassi va evitato fino ai 2 anni, quando la dieta sarà essenzialmente simile a quella del resto della famiglia. Ai genitori deve essere raccomandato di limitare l'apporto di latte a 480-600 mL/die nei bambini piccoli; l'alto consumo può ridurre l'assunzione di altre importanti fonti nutrizionali e contribuire a un deficit di ferro.

    Il succo di frutta è una scarsa fonte di nutrimento, contribuisce alla carie dentaria, e deve essere limitato a 120-180 mL/die oppure completamente evitato.

    A circa 1 anno, il tasso di crescita di solito rallenta. I bambini richiedono meno cibo e possono rifiutarlo ad alcuni pasti. I genitori devono essere rassicurati e si deve consigliare loro di valutare l'introito del bambino nell'arco di una settimana piuttosto che durante un singolo pasto o durante un solo giorno. L'ipoalimentazione col cibo solido è un problema solo quando un bambino non riesce a raggiungere i pesi attesi in tempi normali.

    (Vedi anche Nutrizione nei neonati.)

    Riferimenti

    1. 1. Greer FR, Sicherer SH, Burks AW, American Academy of Pediatrics Committee on Nutrition; American Academy of Pediatrics Section on Allergy and Immunology: Effects of early nutritional interventions on the development of atopic disease in infants and children: The role of maternal dietary restriction, breastfeeding, timing of introduction of complementary foods, and hydrolyzed formulas. Pediatrics 121:183–191, 2008. doi: 10.1542/peds.2007-3022

    2. 2. Du Toit G, Roberts G, Sayre PH, et al: Randomized trial of peanut consumption in infants at risk for peanut allergy. N Engl J Med 372:803–813, 2015. doi: 10.1056/NEJMoa1414850

    3. 3. Perkin MR, Logan K, Tseng A, et al: Randomized trial of introduction of allergenic foods in breast-fed infants. N Engl J Med 374:1733–1743, 2016. doi: 10.1056/NEJMoa1514210

    4. 4. Du Toit G, Sayre PH, Roberts G, et al: Effect of avoidance on peanut allergy after early peanut consumption. N Engl J Med 374:1435–1443, 2016. doi: 10.1056/NEJMoa1514209

    5. 5. Togias A, Cooper SF, Acebal ML, et al: Addendum guidelines for the prevention of peanut allergy in the United States: Report of the National Institute of Allergy and Infectious Diseases–sponsored expert panel. J Allergy Clin Immunol 139(1):29–44, 2017. doi: 10.1016/j.jaci.2016.10.010

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