Tecniche di procreazione assistita (ART)

Revisionato/Rivisto feb 2024
CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI

    Le tecniche di procreazione assistita (ART) comportano la manipolazione degli spermatozoi e degli ovuli o degli embrioni in laboratorio (in vitro) allo scopo di ottenere la gravidanza.

    Se il trattamento dell’infertilità solo con farmaci non ha ottenuto la gravidanza o non ha probabilità di ottenerla, si possono prendere in considerazione le tecniche ART, come la fecondazione in vitro. Queste tecniche hanno esito positivo nelle donne di età inferiore ai 35 anni.

    Le tecniche ART possono determinare una gestazione multipla (come due o tre gemelli), ma con una probabilità inferiore rispetto al trattamento solo con farmaci per la fertilità.

    Talvolta, se il rischio di anomalie genetiche è alto, spesso durante la FIVET è possibile esaminare l’embrione prima dell’impianto nell’utero della donna, con una procedura chiamata diagnosi genetica preimpianto.

    (Vedere anche Panoramica sull’infertilità.)

    Sapevate che...

    • Durante la fecondazione in vitro è possibile esaminare un embrione per eventuali anomalie genetiche prima che venga impiantato nell’utero.

    Inseminazione intrauterina

    L’inseminazione intrauterina consiste nella selezione solo degli spermatozoi più attivi, impiantati quindi direttamente nell’utero attraverso un tubo inserito nella cervice. Gli spermatozoi più attivi vengono selezionati mediante il lavaggio di un campione di sperma. I medici tentano di impiantare lo sperma nell’utero al momento dell’ovulazione.

    L’inseminazione intrauterina da sola è molto meno efficace della fecondazione in vitro, ma viene spesso tentata per prima perché è molto meno invasiva e meno costosa.

    Fecondazione in vitro (provetta) (FIVET)

    La fecondazione in vitro (FIVET) può essere utilizzata per trattare l’infertilità a prescindere dalla causa (anche quando è non identificata).

    La FIVET normalmente prevede:

    • Stimolazione delle ovaie: In genere, vengono somministrati vari tipi di farmaci per stimolare le ovaie della donna a produrre più di un ovulo. Letrozolo, clomifene e/o gonadotropine umane sono utilizzati per stimolare lo sviluppo dei follicoli (sacche all’interno dell’ovaio che contengono gli ovuli). Spesso si somministra un agonista o antagonista dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH), in modo da impedire l’ovulazione fino a quando più ovuli non siano arrivati a maturazione. Di conseguenza, maturano in genere molti ovuli. Quindi, si somministra la gonadotropina corionica umana per stimolare l’ovulazione. In alternativa, nelle donne ad alto rischio di sviluppare sindrome da iperstimolazione ovarica si utilizza un agonista del GnRH per stimolare l’ovulazione. In alcuni casi, durante la FIVET si utilizza un ovulo che si sviluppa normalmente durante un ciclo mestruale (ovvero senza l’utilizzo di farmaci per la fertilità).

    • Recupero degli ovuli rilasciati: Circa 34 ore dopo, viene eseguito un intervento per recuperare gli ovuli dalle ovaie. Sotto guida ecografica, un ago viene inserito nell’ovaio attraverso la vagina per prelevare gli ovuli che sono cresciuti e si sono sviluppati. Talvolta gli ovuli vengono prelevati attraverso un sottile tubo (laparoscopio) inserito attraverso una piccola incisione appena sotto l’ombelico.

    • Fecondazione degli ovuli: In una clinica della fertilità specializzata, gli ovuli vengono posti in una piastra di coltura assieme agli spermatozoi selezionati come più attivi, in modo che possa avvenire la fecondazione. Talvolta in ogni ovocita viene iniettato un singolo spermatozoo (la cosiddetta iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi), in particolare se la produzione di sperma del partner è anomala.

    • Crescita degli embrioni che ne risultano: dopo aver aggiunto gli spermatozoi, gli ovuli sono lasciati crescere per circa 2-5 giorni.

    • Impianto dell’embrione nell’utero: uno o alcuni degli embrioni sviluppati vengono trasferiti dalla piastra di coltura nell’utero inserendo un tubo nella cervice attraverso la vagina. Il numero di embrioni impiantati dipende dalla condizione degli embrioni, dalla probabilità di successo del trattamento e dalle preferenze dei futuri genitori. Gli embrioni vengono solitamente impiantati 2-6 giorni dopo la fecondazione.

    A causa dei miglioramenti nel trattamento dell’infertilità e della preferenza per un solo figlio, spesso viene utilizzato solo un embrione per ogni trasferimento. Se sono disponibili altri embrioni, possono essere congelati per essere usati successivamente nel caso non si ottenga la gravidanza o per essere utilizzati per gravidanze future.

    La possibilità di avere un figlio con la fecondazione in vitro dipende da molti fattori, ma il più importante è l’età della donna. Negli Stati Uniti, la probabilità di avere una gravidanza per ciascun ovulo prelevato è stimata pari a circa il 45% per le donne sotto i 35 anni e leggermente superiore al 9% per le donne di età compresa tra 41 e 42 anni. Nelle donne di età superiore ai 42 anni è raccomandato l’uso di ovuli di un’altra donna (donatrice), perché il tasso di nati vivi con i propri ovuli è molto basso (circa il 3%).

    Il rischio più grosso della fecondazione in vitro è

    Una gestazione multipla comporta più rischi per la donna e il feto (e, in definitiva, per i neonati). Le complicanze possono essere correlate alla gravidanza. Ad esempio, la donna può sviluppare ipertensione arteriosa o diabete o sanguinamento eccessivo. Esiste un rischio più elevato di aborto spontaneo, parto pretermine e basso peso alla nascita del neonato. A causa di queste potenziali complicanze, i medici trasferiscono nell’utero solo un embrione o un numero limitato di embrioni.

    I difetti congeniti sono lievemente più comuni nei bambini concepiti in provetta, ma gli esperti non sono concordi se il motivo sia dovuto alla tecnica o ai problemi di fertilità che rendono necessaria la FIVET. Inoltre, milioni di bambini sono stati concepiti con la FIVET, la stragrande maggioranza senza difetti congeniti.

    Opzioni aggiuntive correlate alle ART

    Iniezione intracitoplasmatica di sperma

    L’iniezione intracitoplasmatica di sperma può essere utilizzata quando

    • Si è di fronte a un grave problema correlato allo sperma.

    • Esiste la probabilità che altre tecniche non abbiano successo.

    Si tratta di una tecnica comune, utilizzata per fecondare l’ovulo iniettando solamente uno spermatozoo. Se necessario, viene eseguita nell’ambito della fecondazione in vitro.

    I difetti congeniti sono più probabili a seguito di questa procedura, verosimilmente a causa del fatto che:

    • la procedura può danneggiare l’ovulo, gli spermatozoi o l’embrione.

    • Se in questa procedura vengono utilizzati spermatozoi di uomini con anomalie a livello del cromosoma Y (uno dei cromosomi sessuali), possono influire sullo sviluppo degli organi riproduttivi nei feti maschio, con conseguenti problemi di fertilità simili a quelli del padre. La maggior parte dei difetti congeniti riscontrati in bambini concepiti con iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi interessa proprio questi organi.

    Donazione di ovuli o di spermatozoi

    Talvolta la valutazione dell’infertilità indica che è improbabile che i trattamenti per l’infertilità abbiano successo oppure i trattamenti non hanno successo dopo svariati cicli. A seconda dei motivi, i potenziali genitori possono scegliere di usare ovuli o spermatozoi donati. Gli ovuli o gli spermatozoi donati possono provenire da un donatore conosciuto dai potenziali genitori o da un donatore anonimo.

    Per la donazione di ovuli, la donatrice viene sottoposta alle prime fasi della FIVET. Nella clinica della fertilità, gli ovuli vengono posti in una piastra di coltura assieme agli spermatozoi del potenziale genitore maschio. Gli ovuli fecondati vengono quindi trasferiti nell’utero della futura madre.

    Lo sperma di donatori anonimi viene spesso congelato e conservato nelle banche spermatiche. Durante il trattamento per la fertilità, lo sperma del donatore viene posto in una piastra di coltura assieme agli ovuli della futura madre e poi trasferito nell’utero.

    Portatrice gestazionale

    Se una donna presenta un’anomalia dell’utero o una patologia medica che rende impossibile la gravidanza, una possibile soluzione è una portatrice gestazionale. La portatrice gestazionale è una donna che porta avanti la gravidanza in utero ma non è il genitore genetico (l’ovulo non proviene dalla portatrice). Gli ovuli fecondati dei futuri genitori vengono trasferiti nell’utero della portatrice gestazionale.

    Una madre surrogata è diversa da una portatrice gestazionale. Nella maternità surrogata l’ovulo proviene dalla donna che funge da surrogato, che quindi è il genitore genetico. Questa opzione viene utilizzata meno frequentemente. perché può essere più complicata dal punto di vista emotivo e legale rispetto all’uso di una portatrice gestazionale.

    In molti Paesi le portatrici gestazionali e la maternità surrogata sono illegali.