Preparazione della protesi d’arto

DiJan J. Stokosa, CP, American Prosthetics Institute, Ltd
Revisionato/Rivisto mar 2024
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Subire un’amputazione è difficile per le persone. La perdita di un arto non è solo fisicamente impegnativa, ma spesso l’immagine che un soggetto ha di sé cambia dopo che ha perso una parte di sé. I medici cercano di preparare i pazienti e i loro familiari spiegando loro perché sia necessaria un’amputazione e cosa accadrà prima e dopo l’amputazione e durante il processo di adattamento della protesi. I soggetti che comprendono il processo e hanno aspettative realistiche delle possibili difficoltà e degli esiti più probabili hanno maggiori probabilità di riuscire a perseverare e ottenere risultati migliori. I medici e i protesisti spesso organizzano un colloquio del soggetto con qualcuno che ha già subito un’amputazione e che vi si è adattato bene.

Prima dell’intervento chirurgico

Prima dell’intervento chirurgico, il chirurgo, il protesista (un esperto che progetta, adatta, costruisce e regola le protesi) e il fisioterapista si consultano per pianificare e stabilire i piani, gli obiettivi e degli esiti realistici assieme al soggetto che ha bisogno dell’amputazione. Il team lavora insieme per

  • Effettuare una valutazione funzionale per stabilire le capacità e gli obiettivi correnti del soggetto

  • Stilare un piano preintervento, compreso un programma di attività fisica da iniziare prima dell’intervento chirurgico

  • Piano postintervento

La guarigione e la riabilitazione dopo un’amputazione sono più efficaci nei soggetti che sono più sani possibile prima dell’intervento chirurgico. Prima dell’amputazione, i soggetti devono, per esempio, seguire una dieta sana, tenere il più possibile sotto controllo eventuali patologie (come diabete, cardiopatie o malattie polmonari) e smettere di fumare

Indipendentemente dall’età e dalle condizioni fisiche attuali, i soggetti sottoposti ad amputazione dovrebbero iniziare un programma di attività fisica generale e con esercizi specifici prima dell’intervento chirurgico e proseguire tale attività dopo l’intervento. Un fisioterapista insegna degli esercizi per mantenere o potenziare la forza muscolare, la flessibilità la mobilità. Maggiore è la forza e la flessibilità muscolare di un soggetto, più cose potrà fare con o senza protesi. Inoltre, quando si prevedono difficoltà a svolgere le attività quotidiane, può anche essere utile un programma di terapia occupazionale.

Dopo l’intervento chirurgico

Dopo l’intervento, il team clinico e il soggetto che ha subito l’amputazione collaborano per sviluppare degli obiettivi volti a

  • Proteggere l’arto residuo da traumi accidentali (per esempio, da colpi e cadute)

  • Controllare il gonfiore

  • Favorire la guarigione

  • Mantenere la forza, la resistenza cardiovascolare e l’ampiezza del movimento articolare

Dopo l’intervento, l’arto residuo deve guarire. Il massaggio, la picchiettatura, le vibrazioni ed esercizi di resistenza progressivi possono aiutare il moncone ad avvertire meno dolore. Vi sono molte opzioni di medicazione per proteggere il moncone e controllare il gonfiore. Se il gonfiore viene efficacemente controllato, aiuta ad aumentare la circolazione ematica, favorisce la guarigione e riduce la gravità del dolore postoperatorio e del dolore da arto fantasma. Anche seguire una dieta sana rimane importante dopo l’intervento chirurgico.

Il fisioterapista lavora con il soggetto prima e dopo le dimissioni dall’ospedale. Gli esercizi possono includere equilibrio in posizione eretta, deambulazione alle barre parallele, uso di un deambulatore, stampelle e/o di una sedia a rotelle, e abilità di auto-cura compresi gli spostamenti e l’igiene personale.

Il protesista monitora la progressione della guarigione ogni settimana e valuta se il soggetto sia pronto per una protesi preparatoria (temporanea).

Protesi preparatoria

Una volta che il moncone è guarito e il volume di liquido è abbastanza stabile (in genere da 6 a 10 settimane dopo l’intervento, ma più a lungo se subentrano complicanze), al soggetto viene applicata un protesi preparatoria. Un protesi preparatoria è una protesi temporanea che consente un carico progressivo e lo spostamento di componenti, che sono necessari via via che il soggetto si abitua alla deambulazione e a svolgere altre attività. Durante questo periodo, può essere necessario riadattare l’invasatura della protesi preparatoria più volte.

Oltre a migliorare la mobilità e l’indipendenza, i vantaggi di una protesi precoce comprendono l’ottenimento di una migliore accettazione dell’amputazione, il ripristino dell’immagine corporea, la riduzione del dolore da arto fantasma e il miglioramento della salute generale.

Negli adulti, il moncone continua a subire notevoli variazioni di volume e forma per 12-18 mesi dopo l’amputazione. A quel punto, quando il volume e la forma si sono stabilizzati a un grado ragionevole, viene preparata una protesi definitiva mentre il soggetto continua a utilizzare la protesi preparatoria. La protesi definitiva ha componenti di qualità superiore e spesso utilizza le stesse componenti articolari e appendicolari considerate migliori durante la fase preparatoria. Tuttavia, il volume di liquido residuo nell’arto può continuare a fluttuare quotidianamente e a lungo termine. La variazione volumetrica del liquido varia da soggetto a soggetto e talvolta può essere problematica.

Apprendere a utilizzare una protesi d’arto

Durante il processo di adattamento,, il soggetto impara a funzionare con una protesi. Il processo prevede vari appuntamenti per ottenere livelli accettabili di comfort e stabilità.

Per i soggetti con una protesi d’arto superiore, una volta raggiunti comfort e stabilità, il protesista regola le articolazioni e le appendici per massimizzare la funzionalità. La riabilitazione mediante terapia occupazionale o fisioterapia consiste in esercizi specifici volti a rafforzare i muscoli e a mantenerne la flessibilità in prossimità del moncone, così come a insegnare al soggetto a utilizzare la protesi per le attività quotidiane. 

Per i soggetti con una protesi d’arto inferiore, una volta raggiunti il comfort e la stabilità del moncone, viene introdotta un’anca, un ginocchio, una caviglia e/o un piede protesico per ottenere equilibrio e postura. Il soggetto inizialmente comincia a camminare alle barre parallele. Via via che il soggetto impara a camminare con la protesi, il protesista regola o adatta le articolazioni e le appendici per massimizzare la funzionalità.

Il counseling o la psicoterapia può aiutare i soggetti che sperimentano difficoltà ad adattarsi alla perdita dell’arto e all’utilizzo della protesi.

(Vedere anche Panoramica sulle protesi articolari).